Droni Marini, dalla tutela ambientale al salvataggio
I primi esperimenti stanno mostrando risultati più che soddisfacenti e c’è da scommettere che già nei prossimi anni i droni giocheranno un ruolo fondamentale nella tutela dell’ambiente e della salvaguardia del mare. Sono già numerosi i governi e le imprese che hanno avviato progetti promettenti per effettuare operazioni di pattugliamento, ricognizione o vigilanza attraverso droni aerei o sottomarini in grado di ridurre drasticamente i costi e, soprattutto, evitare di mettere a rischio vite umane.
Anche la scienza ha scoperto quanto questi velivoli possano risultare utili per la salvaguardia e la conservazione delle specie marine e dell’ecosististema (controllo delle aree sottoposte a ripopolamento ittico, acquisizione di campioni di acque inquinate, controllo dell’erosione costiera, ricerca e tutela di siti archeologici subacquei, tutela delle specie protette a rischio estinzione ecc.).
La trasmissione delle immagini in tempo reale permette di esplorare aree estremamente difficili da raggiungere o che richiederebbero necessariamente l’intervento umano con tutti i rischi che questo comporta, in particolare durante calamità naturali od operazioni di salvataggio.
I droni marini subacquei possono essere comandati da un pilota anche a centinaia di chilometri di distanza (ROV) oppure possono volare in piena autonomia (AUV).
La maggior parte di questi velivoli di ultima generazione hanno un costo proibitivo e sono utilizzati prevalentemente da governi o grandi imprese. Tuttavia già a partire da circa 1.000 euro iniziano ad essere disponibili sul mercato droni per una fascia di pubblico decisamente più ampia che può abbracciare dal semplice subacqueo dilettante alla piccole azienda.
I droni ed il settore nautico
I droni stanno rapidamente rivoluzionando il comparto nautico sia a livello militare che civile. Questi velivoli, infatti, permettono in tutta sicurezza di:
Pattugliare e controllare le coste giorno e notte
Controllare le aree marine protette o interdette alla navigazione
Un progetto particolarmente innovativo è stato portato avanti dai ricercatori della Queensland University of Technology- in collaborazione con Google a alla Great Barrier Reef Foundation. Hanno brevettato un drone marino “intelligente” chiamato “Ranger Bot” capace di monitorare costantemente lo stato dell’ecosistema della Barriera Corallina australiana. Il nemico numero uno è la “Stella corona di spine”, un particolare stella marina che con i suoi aculei velenosi potrebbe devastare vaste aree di banchi di corallo incontaminati.
Questo straordinario apparecchio, mediante un ingegnoso sistema di sensori, oltre a controllare lo stato delle acque in tempo reale, riconosce se c’è una stella corona e la “neutralizza” iniettando aceto o sali bilari. A differenza dei sub, “Ranger Bot” resta sott’acqua molto più a lungo e può intervenire prontamente indipendentemente dalle condizioni climatiche.
Effettuare operazioni di ricerca e salvataggio di dispersione
A tal proposito c’è un piccolo velivolo chiamato Ryptide in grado, una volta individuato il naufrago, di sganciare un provvidenziale giubotto salvagente. Ciò che lo rende straordinario è che la fase di decollo viene “comodamente” gestita dalla spiaggia. Se nel corso di una operazione di salvataggio, le condizioni metrologiche dovessero risultare particolarmente avverse si può ben capire come utilizzando queste tipologie di droni si mette al riparo i soccorritori da rischi davvero elevati.
Puoi vedere in azione il Ryptide in questo video:
Il drone “Surfing” invece ha la forza di trainare riva un serfista in difficoltà. Sicuramente utile ma decisamente non alla portata di tutti. Costa, infatti, introno ai 18.000 dollari:
Sorveglianza e monitoraggio delle piattaforme petrolifere e impianti di perforazione
I grandi gruppi petroliferi si servono abitualmente dei droni per effettuare dei rilevamenti ambientali ed analizzare ed tali dati a decine di chilometri dalla costa. Nel caso in cui si verifichino delle perdite di pertrolio in mare, attraverso la trasmissione delle immagini in tempo reale, è possibile tenere sempre sotto controllo la situazione e verificare che gli interventi di ripristino del danno siano andati a buon fine.
Dragaggio di mine o bombe
Nei fondali marini, in particolare il Mediterraneo, “riposano” migliaia di ordigni inesplosi risalenti soprattutto alle II Guerra Mondiale. È un pericolo costante che le Marine dei Paesi europei hanno iniziato a debellare per “disattivarle” definitivamente.
Questa operazione fino a pochi anni fa richiedeva l’impiego di palombari altamente specializzati. Nonostante l’indubbia esperienza non era mai possibile escludere l’insorgere di un incidente con le conseguenze che è facile immaginare. Oggi, dunque, grazie ai droni è possibile effettuare questi interventi riducendo il rischio umano a zero.
Alcuni interessanti progetti in Italia.
Litter Hunter è un progetto che coinvolge diverse imprese e Università italiane per cercare di risolvere uno dei problemi più importanti che da decenni affligge il mare in tutto il mondo: lo smaltimento dei rifiuti plastici. L’iniziativa è stata presentata nel novembre 2018 a Gallipoli nel corso del “Sea Drone Tech Summit” a Gallipoli (Lecce).
Si tratta di un programma ambizioso che prevede l’impiego di droni aerei e marini per sorvolare aree tradizionalmente a rischio “ammasso” di materiali plastici per segnalare con coordinate GPS dettagliate ad una imbarcazione attrezzata o ad un altro drone specificamente studiato dove andare ad effettuare la compattazione e lo stoccaggio dei materiali.
È un progetto ancora in fase embrionale ma gli ideatori contano di coinvolgere un vasto network di imprese interessate alla tutela dell’ambiente per cercare di porre un argine ad un fenomeno che rischia di compromettere definitivamente lo stato di salute dell’ecosistema marino.
Un’ altra iniziativa molto interessante è stata lanciata recentemente dall’Acquedotto Pugliese che si è servito di un drone subacqueo chiamato anche ROV (Remoted Operated Vehicle) per verificare lo stato delle condutture e “stanare” le perdite di acqua.
Un operatore ha manovrato il velivolo a distanza lungo un tratto dell’Acquedotto e le immagini riprese dalla telecamera venivano mostrate in tempo reale ad un gruppo di tecnici. Il grande vantaggio di questo sistema è che per individuare un problema ed intervenire su un guasto non è necessario interrompere la fornitura del servizio idrico dato che nessun addetto deve introdursi nelle condutture.
La dispersione di acqua a causa di “falle” del sistema è un problema davvero drammatico.
Secondo alcune stime del Ministero dell’Ambiente in Italia ben il 40% viene persa per lo stato fatiscente delle condutture o per scarsa manutenzione. Non si tratta solo di uno spreco di un bene dal valore inestimabile ma anche di un costo in termini monetari che ricade sulle tasche dei cittadini.
La sperimentazione condotta da Acquedotto Pugliese ha dato dei risultarti molto incoraggianti e potrebbe rappresentare l’inizio di un percorso virtuoso da imitare.